Raffaella Aghemo
5 min readFeb 25, 2019

Frode alimentare e tutela del Made in Italy

In relazione alla produzione ed alla vendita dei prodotti alimentari, si è soliti distinguere tra due forme di inganno: la frode sanitaria e la frode commerciale.

Il presupposto della frode sanitaria è insito nella probabilità o certezza di procurare un danno alla salute dei cittadini, di rendere potenzialmente o sicuramente nocive le derrate alimentari. (artt. 439 e sgg. c.p. Delitti di comune pericolo mediante frode e Legge 30 aprile 1962 n.283 Disciplina igienica della produzione e della vendita delle sostanze alimentari e delle bevande).

Le frodi commerciali, invece, comprendono tutte le azioni fraudolente sugli alimenti o sulle loro confezioni che, pur non determinando concreto o immediato nocumento per la salute pubblica, favoriscono illeciti profitti a danno del consumatore. (artt. 515, 516 e 517 c.p. Delitti contro l’industria e il commercio).

Il bene giuridico tutelato è la salute pubblica. Elementi per configurare le ipotesi di reato sono la pericolosità e la nocività.

La pericolosità consiste nella potenziale attitudine di una sostanza alimentare a cagionare un danno alla salute. È la probabilità che il danno alla salute si verifichi.

La nocività consiste nell'attitudine che ha una sostanza alimentare di creare un danno alla salute di chi la consuma. La pericolosità, in questo caso, non è data dalla ipotetica ed astratta possibilità di nocumento, ma dall'attitudine concreta e già immanente nel prodotto di provocare un danno alla salute, se consumato nelle condizioni in cui si trova in quel momento.

“Alimento” (o “prodotto alimentare”, o “derrata alimentare”) è qualsiasi sostanza o prodotto trasformato, parzialmente trasformato o non trasformato, destinato ad essere ingerito da esseri umani.

Le frodi alimentari si suddividono in quattro tipologie:

- sofisticazione

- adulterazione

- contraffazione

- alterazione

La sofisticazione è un’operazione che consiste nell'aggiungere all'alimento sostanze estranee che ne alterano l’essenza, corrompendo o viziando la composizione naturale e simulandone la genuinità con lo scopo di migliorarne l’aspetto o di coprirne difetti (es.: salsiccia fresca trattata con additivo a base di anidride solforosa per renderla di colore rosso vivo).

L’adulterazione comprende tutte le operazioni che alterano la struttura originale di un alimento mediante sostituzione di elementi propri dell’alimento con altri estranei, ovvero con la sottrazione o aumento delle quantità proporzionali di uno o più dei suoi -componenti, lasciando loro l’apparenza originaria (es.: aggiungere alcool metilico al vino).

La contraffazione consiste nel formare ex novo un alimento con l’apparenza della genuinità in quanto prodotto con sostanze diverse, per qualità o quantità, da quelle che normalmente concorrono a formarlo. Si tratta di una vera e propria falsificazione in quanto consiste nel dare fraudolentemente l’apparenza di genuinità ad una sostanza che si distingue da quella imitata per caratteristiche qualitative e quantitative (es.: far passare un olio di semi per olio di oliva).

L’alterazione si verifica quando la sua composizione originaria si modifica a causa di fenomeni degenerativi spontanei, determinati da errate modalità o eccessivo prolungamento dei tempi di conservazione.

Un fenomeno di contraffazione sempre più diffuso è quello che prende il nome di Italian Sounding: consiste nell'utilizzo di immagini e parole che fanno sembrare l’alimento prodotto in Italia, quando in verità non lo è.

L’Italian Sounding rappresenta un fenomeno subdolo in quanto consiste nell'utilizzo di etichette o altri simboli o colori o figure sull'imballaggio che evocano l’italianità del luogo di origine della materia prima, della ricetta, del marchio, o del processo di trasformazione di prodotti fabbricati.

Questa modalità di imitazione costa cara al Bel Paese, che vede sottrarsi sempre maggiori quote di mercato. Ad oggi non si è ancora trovato un accordo internazionale dal punto di vista legislativo: quello che in Italia ed in Europa può essere considerato illegale, nei Paesi extra-UE non lo è [vedi cd “Decreti origine” come per il pomodoro, per cui si prevede l’utilizzo in etichetta della dicitura “ Paese di coltivazione del pomodoro” e “Paese di trasformazione del pomodoro”]. L’apprezzamento sempre maggiore del prodotto Made in Italy (vedi mio approfondimento) da parte degli stranieri, genera una crescita della domanda che non viene interamente soddisfatta dall'offerta italiana a causa delle incapacità ad entrare nel mercato, in questo modo viene lasciato spazio ad aziende locali, le quali sfruttano la fama italiana per avere maggiori profitti, immettendo sugli scaffali dei negozi di tutto il mondo, formaggi a pasta dura che si definiscono Parmesan, ed olio extravergine d’oliva 100% italiano prodotto con olive spagnole. I danni provocati sono di tipo economico e sociale: vengono colpiti i profitti delle aziende italiane con dirette conseguenze sul PIL nazionale; contemporaneamente i consumatori, vengono ingannati dalle false descrizioni.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ogni anno 1 persona su 10 si ammala per aver mangiato cibo contaminato, con 420.000 morti. Dalle uova finte al riso di plastica, alle etichette che forniscono il paese d’origine sbagliato, la frode alimentare è ancora un problema quotidiano. Quindi, come si può affrontare questo problema? Sembrerebbe scontata la risposta ma la tecnologia blockchain può diventare un valido alleato!

Secondo Christian Jacquiau, dal suo libro “Les Coulisses du Commerce Équitable”, ci sono solo 54 ispettori in tutto il mondo, che lavorano a tempo parziale, ma d’altro canto, ci sono più di un milione di produttori. A peggiorare le cose, questi controlli consentono largo spazio di manovra agli evasori.

Una famosa marca di cioccolato olandese, che si è fatta promotrice di un cioccolato prodotto senza lo sfruttamento del lavoro minorile, si è affidato alla tecnologia blockchain.

2,3 milioni di bambini lavorano nei campi di cacao del Ghana e della Costa d’Avorio. Questi bambini sono soggetti a pratiche di lavoro brutali, compresa la schiavitù. Le compagnie produttrici di caramelle tra cui Nestlé, Hershey, ADM e Barry Callebout, hanno ammesso le loro responsabilità e hanno promesso di porre rimedio a questa situazione. Ma, da questo accordo, sono passati 14 anni e poco è cambiato. La Tony’s Chocolonely si è impegnata a produrre cioccolato “slave-free”, servendosi delle tecnologie a registri distribuiti, per tracciare la filiera produttiva.

Tony’s Chocolonely è stato fondato nel 2005 da Teun van der Keuken (Tony), un giornalista olandese che ha esplorato la questione del lavoro minorile. Rimase scioccato nel constatare che il lavoro minorile era ancora endemico nell'industria del cacao. Per creare una vera trasformazione del mercato, decise di fondare la sua compagnia di cioccolato, dedita alla realizzazione di un’industria al 100% libera dalla schiavitù infantile.

La piattaforma in questione si chiama BeanTracker. È stata realizzato con la tecnologia ChainPoint, che realizza la raccolta dei dati dalla cooperativa agricola alla produzione. Le cooperative agricole e tutti gli attori della filiera sono collegati a BeanTracker, inserendo i dati su base settimanale. Ciò significa che esiste una catena di approvvigionamento “bean to bar” completamente trasparente, che conosce l’origine, il flusso e le quantità dei chicchi.

Attraverso questo sistema si tracciano le seguenti informazioni:

- Raccolta dati lungo le filiere del cacao

- Reporting e analisi

- Tranciabilità, dal contadino della cooperativa al produttore

- Gestione dell’inventario, con registrazione di rifiuti e perdite

- Multi lingua e autorizzazione avanzata

Poiché i consumatori ora hanno accesso all'origine e ad altri dettagli del cioccolato, possono essere rassicurati sul fatto che il loro cioccolato è genuino, rafforzando in tal modo la fiducia dei consumatori e identificando articoli difettosi o contraffatti, evitando costosi richiami di lotti.

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Avv. Raffaella Aghemo

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